Scena prima
Sala come nell'atto primo.
Geronimo, poi il Conte.
GERONIMO.
Questa invero è curiosa:
Sembran d'accordo in masticar parole
Perchè io non intenda.
Ma voglio ben scoprir questa faccenda.
Venite, sì, venite, o conte amato;
Mi volete ora dir quello ch'è stato?
CONTE.
Anzi men vengo apposta, e dico il tutto
Senza riguardo alcuno.
GERONIMO.
No, non c'è alcuno.
CONTE.
Alcun riguardo, ho detto,
Non ho di dirvi il tutto, e parlo schietto.
Vi dirò in primo luogo in stil laconico,
Che pel mio gusto armonico
Cosa non ha Elisetta
Che possa, qual vorrei,
Accender il mio cor, gli affetti miei;
E che mancando in me l'inclinazione,
Impossibil divien fra noi l'unione.
GERONIMO.
Che armonico? che affetti?
Che unione? E cosa adesso
Mi andate voi dicendo?
CONTE.
Che Elisetta sposar più non intendo.
GERONIMO.
Che? cosa avete detto?
CONTE.
Ho detto, che non trovo
Cosa in lei che mi piaccia,
E che più non la voglio.
GERONIMO.
Non la volete più, mia figlia? Quella
Per cui steso è il contratto?
Non la volete più? Voi siete matto!
La vorrete benissimo,
La sposerete. Signor sì. A Geronimo
Non se ne fan di queste. E non è un uomo
Geronimo da prendersi
Per un qualche babbeo.
E Geronimo dice e vi ripete,
Che la vorrete, e che la sposerete.
CONTE.
Ed al signor Geronimo
Io pur dico e ripeto
Che non la sposerò; ma che lo prego
Di mostrarsi contento
Che fra noi segua un accomodamento.
GERONIMO.
Ed io vi torno a dire in brevi accenti
Che non si parli di accomodamenti.
Se fiato in corpo avete,
Sì, sì, la sposerete.
Un bambolo non sono,
Veder ve la farò.
CONTE.
Se mi ascoltate un poco,
Si calmerà quel fuoco;
Ma poi se vi ostinate,
Anch'io mi ostinerò.
GERONIMO.
La sposerete, amico.
CONTE.
Io non la sposerò.
GERONIMO.
Sì, sì, sì, sì, io dico.
CONTE.
Io dico: no, no, no.
GERONIMO, CONTE.
Con questo uom frenetico
Sfiatare non mi vo'.
Si mettono a sedere, uno da una parte e l'altro dall'altra.
GERONIMO.
(Ora vedete che bricconata!
Chi se l'avrebbe mai immaginata;
Questa è un'azione – da mascalzone:
Ed al suo impegno non dee mancar.)
CONTE.
(Ora vedete che uom bilioso!
Come s'accende, com'è impetuoso!
Non vuol sentire – quel che vo' dire,
D'aggiustamento non vuol parlar!)
GERONIMO.
(Vediamo un poco se ci ha pensato.)
Si alza.
CONTE.
(Proviamo un poco se si è calmato.)
Si alza.
GERONIMO.
Ebben, signore, la sposerete?
CONTE.
Ebben, signore, m'ascolterete?
Il mio discorso vi può calmar.
GERONIMO.
Via, dite pure quel che vi par.
CONTE.
Se invece di Elisetta
Mi date la cadetta,
Cinquanta mila scudi
Vi voglio rilasciar.
GERONIMO.
Quest'è per quel ch'io sento,
Quell'accomodamento
Che voi vorreste far?
Lasciatemi, mio caro,
Lasciatemi pensar.
Va di nuovo a sedere.
CONTE.
Vi lascio, sì, pensar.
GERONIMO.
Qua risparmio del bell'oro,
Qua si salva anche il decoro;
Col baratto – che vien fatto,
Sì, signor, che bene andrà.
CONTE.
Va l'amico ruminando,
Al risparmio va pensando;
Il boccone – è da ghiottone,
Nè scappar lo lascerà.
GERONIMO.
Ci ho pensato, ci ho pensato.
Si alza.
CONTE.
Sentiremo, sentiremo.
Si alza.
GERONIMO.
Il baratto, sì, faremo,
Ma con patto ch'Elisetta
Ancor essa accorderà.
CONTE.
S'è per questo, vado in fretta
A far sì che m'odierà.
GERONIMO, CONTE.
Siamo, siamo accomodati:
Ritorniam di buon umore.
Abbracciamoci di cuore,
E speriam felicità.
Geronimo parte.
Scena II
Il Conte, poi Paolino.
CONTE.
Per fare ch'Elisetta mi rifiuti
Il modo è facilissimo.
Oh! Paolino! Paolino!
PAOLINO.
In che posso servirvi?
CONTE.
Da me stesso
Ho fatto tutto: Il padre è contentissimo
Ch'io sposi Carolina.
PAOLINO.
Ma ... lo dite davvero?
CONTE.
Certamente. Consolati, e tu stesso
Va a darle questa nuova:
Dille che ogni riguardo è omai finito.
E che disponga il cuore
Ad ubbidir con gioia al genitore.
Parte.
Scena III
Paolino, Fidalma, poi Carolina.
PAOLINO.
Ecco che or ora scoppia
Da sè la cosa. Io sono rovinato!
Scacciato colla sposa, e disperato.
Ma no. Mi resta ancora una speranza
Nel buon cuor di Fidalma. A lei men volo
Benchè tutto tremante ...
Ma Fidalma qui giunge ... Ecco l'istante.
FIDALMA.
(Egli è qua solo, e questo gabinetto
...