Scena. I.
Strada D. Giovanni, Leporello.
D. GIOVANNI.
Eh via buffone,
Non mi seccar
LEPORELLO.
No no padrone
Non vo restar?
D. GIOVANNI.
Sentimi amico:
LEPORELLO.
Vo andar vi dico.
D. GIOVANNI.
Ma che ti ho fatto,
Che vuoi lasciarmi?
LEPORELLO.
Oh niente affatto!
Quasi ammazzarmi!
D. GIOVANNI.
Va che sei matto:
Fù per burlar.
LEPORELLO.
Ed io non burlo,
Ma voglio andar.
Va per partire D. Giovanni lo richiama.
D. GIOVANNI.
Leporello.
LEPORELLO.
Signore.
D. GIOVANNI.
Vien qui, facciamo pace: prendi.
LEPORELLO gli dà del danaro.
Cosa?
D. GIOVANNI.
Quattro doppie.
LEPORELLO.
Oh sentite
Per questa volta ancora
La cerimonia accetto:
Ma non vi si avvezzaste; non credeste
Di sedurre i miei pari,
Come le donne, a forza di danari.
D. GIOVANNI.
Non parliam piu di cio! ti basta l'animo
Di far quel ch' io ti dico?
LEPORELLO.
Purchè lasciam le donne,
D. GIOVANNI.
Lasciar le donne! pazzo,
Lasciar le donne? sai ch'elle per me
Son necessarie più del pan che mangio,
Più dell'aria che spiro!
LEPORELLO.
E avete core
D'ingannarle poi tutte?
D. GIOVANNI.
E' tutto amore.
Chi a una sola è fedele
Verso l' altre è crudele; io che in me sento
Si esteso sentimento,
Vo bene a tutte quante:
Le donne poi che calcolar non sanno
Il mio buon natural chiamano inganno.
LEPORELLO.
Non ho veduto mai
Naturale più vasto, e più benigno.
Orsù cosa vorreste?
D. GIOVANNI.
Odi, vedesti tu la cameriera
Di D. Elvira?
LEPORELLO.
Io no.
D. GIOVANNI.
Non hai veduto
Qualche cosa di bello,
Caro il mio Leporello: ora io con lei
Vo tentar la mia sorte; ed ho pensato
Già chè siam verso sera,
Per aguzzarle meglio l' appetito
Di presentarmi a lei col tuo vestito.
LEPORELLO.
E perchè non potreste
Presentarvi col vostro?
D. GIOVANNI.
Han poco credito
Con gente di tal rango
Gli abiti signorili.
Si cava il propria abito, e si mette quello di Leporello.
Sbrigati via.
LEPORELLO con collera: Leporello si mette l'abito di D. Giovanni.
Signor ... per più ragioni ...
D. GIOVANNI.
Finiscila, non soffro opposizioni.
Scena. II.
Si fa notte a poco a poco.
D. Giovanni, Leporello, D. Elvira alla finestra.
D. ELVIRA.
Ah taci ingiusto core
Non palpitarmi in seno;
E' un empio, è un traditore,
E' colpa aver pietà.
LEPORELLO.
Zitto; di D. Elvira
Signor la voce io sento:
D. GIOVANNI.
Cogliere io vo il momento,
Tu fermati un po là!
D. Giovanni si mette dietro Leporello e parla a D. Elvira.
Elvira, idolo mio ...
D. ELVIRA.
Non è costui l'ingrato?
D. GIOVANNI.
Si vita mia, son io,
E chieggo carità.
D. ELVIRA, LEPORELLO.
Numi che strano effetto,
Mi si risveglia in petto!
State a veder la pazza,
Che ancor gli crederà.
D. GIOVANNI.
Discendi, o gioja bella:
Vedrai che tu sei quella,
Che adora l'alma mia,
Pentito io sono già
D. ELVIRA.
No non ti credo o barbaro!
D. GIOVANNI con affettato dolore.
Ah credimi, o m'uccido!
LEPORELLO a D. Giovanni.
Se seguitate io rido.
D. GIOVANNI.
Idolo mio, vien quà.
D. ELVIRA ognuno a parte.
Dei! che cimento è questo?
Non so s'io vado, o resto?
Ah proteggete voi
La mia credulità.
D. Elvira parte dalla finestra.
LEPORELLO.
Già quel mendace labro
Torna a sedur costei:
Deh proteggete o Dei
La sua credulità!
D. GIOVANNI.
Spero che cada presto!
Che bel colpetto è questo?
Più fertile talento
Del mio no non si dà.
D. GIOVANNI allegrissìmo.
Amico, che ti par?
LEPORELLO.
Mi par che abbiate
Un' anima di bronzo.
D. GIOVANNI.
Va là che se' il gran gonzo! ascolta bene
Quanto costei quì viene
Tu corri ad abbraciarla,
Falle quattro carezze
Fingi la voce mia: poi con bell' arte
Cerca teco condurla in altra parte ...
LEPORELLO.
Ma signor ...
D. GIOVANNI.
Non più repliche.
LEPORELLO.
E se poi mi conosce?
Mette presso il naso una pistola a Leporello.
D. GIOVANNI.
Non ti conoscerà se tu non vuoi.
Zitto: ell' apre: ehi giudizio.
D. Giovanni In dispar.
Scena. III.
I. sud. D. Elvira.
D. ELVIRA.
Eccomi a voi.
D. GIOVANNI.
Veggiamo che farà.
LEPORELLO.
(Che bell'imbroglio!)
D. ELVIRA.
Dunque creder potrò che i pianti...