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PONS Kurzkrimi Italienisch: L'incendio

Mörderische Kurzkrimis zum Italienischlernen (B1)

AutorGiovanni Garelli
VerlagMarcial Pons Ediciones de Historia
Erscheinungsjahr2017
Seitenanzahl128 Seiten
ISBN9783120501190
Altersgruppe14 – 
FormatePUB
KopierschutzWasserzeichen
GerätePC/MAC/eReader/Tablet
Preis6,99 EUR
Italienisch lernen mit mörderischen Kurzgeschichten - Spannende Kurzkrimis zum Sprachenlernen. - Schwierige Wörter werden extra erklärt. Für Fortgeschrittene (B1).

Giovanni Garelli lehrt seit 1994 Italienisch als Zweitsprache und ist an einem Sprachlehrinstitut zuständig für Didaktik. Er gibt Fortbildungskurse in Italien und im Ausland und ist als Berater und Autor für Verlage im Bereich Schulwesen und Essayistik tätig.

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Leseprobe

1. CARNEVALE


Fa freddo. Un gran freddo. Ho i piedi congelati. C’è il sole, ma l’aria è freddissima. Ai bordi della strada c’ è ancora un po’ di neve. Gelata, dura, sporca. Com’ è triste la neve che rimane in città due settimane dopo l’ ultima nevicata… Viene allontanata dal centro delle strade e va a nascondersi accanto ai marciapiedi.

Più verso il centro della strada la neve si è trasformata in acqua, acqua sporca e a tratti congelata, in cui nuotano coriandoli1 dai mille colori.

Davanti a me una bambina si mette in punta di piedi2 per vedere la sfilata dei carri3 oltre la testa del bambino che le sta davanti. È sicuramente una fatina4. Sì, è vestita da fatina, si capisce dalle finte trecce5 bionde che escono dal cappello di lana e dalla lunga gonna azzurra. No, anzi, deve essere un vestito, uno di quelli che vendono anche negli ipermercati. Sono tutti azzurri, quei vestiti. Ma la parte sopra del vestito non si vede, dalla giacca a vento bianca esce solo, appunto, una gonna azzurra. Più che una fatina la povera bimba sembra un’ alpinista molto originale: cappello di lana, giacca a vento, guanti di lana, sciarpa e gonna azzurra. E una bacchetta magica6 dorata con una stella invece della piccozza7.

Per sua fortuna, la povera fatina oggi non è l’ unica ‘alpinista originale’. Accanto a me gioca con la neve sporca un ‘Pirata dei Caraibi’ con sciarpa, guanti da sci e scarponi. Un po’ più in là corrono una – credo – Minnie, uno Zorro e un Batman, anche loro coperti fino alle orecchie.

In effetti fa freddo, un gran freddo.

Questa cosa non la capirò mai… ma perché il Carnevale si festeggia d’ inverno? Come si fa a vestirsi, per esempio, da Biancaneve, da ape, da Adamo ed Eva, a due gradi sotto zero?

Penso queste cose, circondato da decine di piccoli alpinisti, mentre cerco di vedere Giulia sul carro della parrocchia8.

Lo chiamano il Carnevale dei bambini. Ogni parrocchia organizza un piccolo carro a tema e tutti i bambini della parrocchia, vestiti a tema, camminano di fianco al carro. Il tema della parrocchia di Giulia è l’ ecologia.

“Bang!”

Mi volto e vedo un microscopico cowboy con una pistola in mano ancora puntata contro di me9. Ha uno sguardo severo, ma indossa una sciarpa e dei guantini azzurri.

“Muori! Ti ho sparato10”. Sorrido e faccio finta di avere un grande dolore alla schiena. Sarebbe divertente ora tirare fuori la Beretta calibro 911 che ho sotto il giaccone e puntargliela contro. Ma forse non è il caso di rischiare il posto di lavoro per uno scherzo. Un ispettore di polizia che punta la pistola contro un bimbo di quattro anni, anche se vestito da cowboy, non fa proprio una bella figura. E poi ha la sciarpina azzurra. No, proprio non si può fare. Peccato12.

Il carro di Giulia non arriva. È il carro della parrocchia di San Rocco. Dopo che ci siamo separati13, Anna si è trasferita a San Rocco e ha iscritto Giulia al catechismo14. A Giulia l’ ambiente piace. Si diverte, dice. Meglio così.

“Bang!”

Il piccolo cowboy ha deciso che ho già vissuto troppo a lungo. E inutilmente. Forse ha ragione, dato che passo la domenica a congelarmi i piedi per cercare di essere il padre attento e partecipe che non sono. Per calmare i miei sensi di colpa15 nei confronti di Giulia.

“Bang!”

Adesso mi giro e gli sparo, giuro16!

Sembra ancora più determinato di prima. Non deve avere un carattere facile, il mio piccolo assassino17. Ci guardiamo intensamente negli occhi, quasi senza respirare, ma devo cedere18 io per primo.

Torno a guardare la sfilata. Questo gruppo dev’ essere di una parrocchia meno organizzata delle altre, davanti al carro dedicato all’ ecologia sfilano un sacco di persone, anche adulti mi sembra, ma non tutti sono “a tema”. Abbiamo un legionario romano, due imperatori cinesi o qualcosa del genere, un Berlusconi con un Barack Obama e un pagliaccio19. Beh, però il pagliaccio non è male. Dietro al pagliaccio arriva il carro della parrocchia di san Rocco.

Questa volta ci siamo! Cerco di arrivare in prima fila. Saluto con la mano, anche se Giulia non l’ ho ancora vista. Spero che mi veda lei. Ecco, un bidone di scorie radioattive20 mi saluta con la mano.

“Giulia! Giulia!”

Fatto. Mi ha visto. Sono a posto. Per oggi sono stato un bravo papà. Però quel pagliaccio è veramente fantastico!

La mia giornata da ‘bravo papà’ continua. Giulia adora mangiare giapponese e il nastro21 che porta senza sosta ciotoline colorate al nostro tavolo la diverte.

“Giulia, senti, nel tuo gruppo oggi alla sfilata c’ era anche un pagliaccio alto alto, vero?”

“Sì, è Marco.”

“Marco. E chi è questo Marco?”

“È un signore simpaticissimo e molto gentile. Vive in parrocchia, credo.”

“Vive in parrocchia?”

“Sì, dorme in una camera vicino a dove facciamo catechismo. È un amico di Don Mauro.”

“Ah ecco, ma tu lo conosci bene?”

“Sì, abbastanza, gioca sempre con noi, fa tutti i lavori, aggiusta22 le cose, cura il giardino, pulisce la chiesa…”

“E quel costume23 da pagliaccio? Come mai lui non era vestito a tema?”

Boh24, non so, il costume è suo, ha detto che aveva un bel costume e voleva usare quello, e Don Mauro ha detto che andava bene così.”

“Ah, ecco, era un costume suo.”

“Scusa, ma perché mi fai tante domande su Marco? Lo conosci anche tu?”

“No, no, non lo conosco… È che mi ha colpito il suo costume, era bellissimo.”

“Sì, è vero, era il più bello di tutti.”

“Papà, non vieni su a salutare la mamma?”

“No, piccola, è tardi, salutala tu per me, e dille che sabato prossimo vengo a prenderti io al catechismo e poi andiamo al cinema.”

“Ok. Ciao, papi, ’notte.”

“’Notte, piccola.”

Ho freddo. Dovevo mangiare una bella zuppa calda, altro che pesce. Un parcheggio! Un parcheggio libero sotto casa! È mio! Purtroppo domattina alle sette devo già spostare la macchina…

Lo sapevo, non riesco a dormire. Ma perché mi lascio convincere ogni volta a mangiare la Tempura? Non lo digerisco25, io, il fritto, neanche quello giapponese, non c’ è niente da fare. Peccato, in fondo è stata una bella giornata, mi piace fare il ‘bravo papà’. Anche se la sfilata, che noia26… L’ unico costume interessante era quello del pagliaccio. Ecco, di nuovo il pagliaccio. Ma perché continuo a pensarci? Ha ragione Giulia, è strano.

Il pagliaccio! Il pagliaccio della banca!

Povero gatto, quando mi alzo dal letto così di colpo rischio sempre di farlo morire d’ infarto27. In banca! Ecco dove avevo già visto quel costume.

Va sempre a finire così: l’ unica volta in cui trovo un parcheggio sotto casa, devo spostare la macchina dopo neanche tre ore. Quando torno il posto non c’ è più, è matematico28.

“Ciao, Palumbo.”

“Commissario?! Ma cosa ci fa qui a quest’ ora?”

“Niente, è che ho mangiato giapponese e non riesco a dormire…”

“Glielo dico sempre, commissario, due spaghetti aglio e olio, altro che giapponese!”

“Palumbo, ascolta, qui in commissariato abbiamo ancora un videoregistratore VHS?”

“E cosa deve vedere, commissario? Il video del suo primo matrimonio29?”

“Lascia stare i miei matrimoni, ce l’ abbiamo o no?”

“Sì, sì, ce n’ è uno nella sala di sotto, ma bisogna collegarlo alla TV. Ma quella vecchia, commissario.”

“Sì, lo so, Palumbo… Io intanto scendo in archivio a cercare una cosa.”

Ha bisogno di una mano30?”

“No, no, grazie, non ti preoccupare, se ho bisogno ti chiamo.”

1995, 94, 93, 92, 1991… 17 febbraio 1991, Banca Popolare di Novara, rapina a mano armata31. Registrazione video del sistema di videosorveglianza32. Eccola.

“Palumbo! Palumbo, ma tu lo sai come cavolo funziona questo videoregistratore?”

“Sì, commissario, vengo subito. Gliel’ avevo detto io, che non era facile. Bisogna regolare qui. Ecco, così si vede. Eh? Ma cos’ è? Un pagliaccio?”

“Sì, un pagliaccio con una pistola in mano… ma non spara acqua, guarda.”

“Ma… cosa fa il pagliaccio? Gli spara?”

“Sì, e senza nessuna ragione. Aveva già preso i soldi, stava uscendo senza problemi.”

“Ma l’ hanno poi preso?”

“No, non ancora.”

“Buongiorno, cerca Don Mauro? In questo momento sta dicendo messa33.”

“No, veramente io cercavo un certo signor Marco.”

“Marco? Sono io. Marco Righi. Cosa...

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