Scena prima
Campo solitario nei dintorni di Boston appie' d'un colle scosceso. A sinistra, nel basso, biancheggiano due pilastri; la luna leggermente velata illumina alcuni punti della scena. Amelia appare dalle eminenze.
AMELIA s'inginocchia e prega, poi si alza ed a poco a poco discende dal colle.
Ecco l'orrido campo ove s'accoppia
Al delitto la morte!
Ecco là le colonne ...
La pianta è là, verdeggia al pie'. S'inoltri.
Ah, mi si gela il core!
Sino il rumor de' passi miei, qui tutto
M'empie di raccapriccio e di terrore!
E se perir dovessi?
Perire! ebben, quando la sorte mia,
Il mio dover tal è, s'adempia, e sia.
Fa per avviarsi.
Ma dall'arido stelo divulsa
Come avrò di mia mano quell'erba,
E che dentro la mente convulsa
Quell'eterea sembianza morrà,
Che ti resta, perduto l'amor ...
Che ti resta, mio povero cor!
Oh! chi piange, qual forza m'arretra?
M'attraversa la squallida via?
Su coraggio ... e tu fatti di pietra,
Non tradirmi, dal pianto ristà;
O finisci di battere e muor,
T'annïenta, mio povero cor!
Suona mezzanotte.
Mezzanotte! – Ah, che veggio? una testa
Di sotterra si leva ... e sospira!
Ha negli occhi il baleno dell'ira
E m'affisa e terribile sta!
Cade in ginocchio.
Deh! mi reggi, m'aita, o Signor,
Miserere d'un povero cor!
Scena seconda
Riccardo e Amelia
RICCARDO uscendo improvvisamente.
Teco io sto.
AMELIA.
Gran Dio!
RICCARDO.
Ti calma!
Di che temi?
AMELIA.
Ah, mi lasciate ...
Son la vittima che geme ...
Il mio nome almen salvate ...
O lo strazio ed il rossore
La mia vita abbatterà.
RICCARDO.
Io lasciarti? no, giammai;
Nol poss'io; ché m'arde in petto
Immortal di te l'affetto.
AMELIA.
Conte, abbiatemi pietà.
RICCARDO.
Così parli a chi t'adora?
Pietà chiedi, e tremi ancora?
Il tuo nome intemerato,
L'onor tuo sempre sarà.
AMELIA.
Ma, Riccardo, io son d'altrui ...
Dell'amico più fidato ...
RICCARDO.
Taci, Amelia ...
AMELIA.
Io son di lui,
Che darìa la vita a te.
RICCARDO.
Ah crudele, e mel rammemori,
Lo ripeti innanzi a me!
Non sai tu che se l'anima mia
Il rimorso dilacera e rode,
Quel suo grido non cura, non ode,
Sin che l'empie di fremiti amor? ...
Non sai tu che di te resterìa,
Se cessasse di battere il cor!
Quante notti ho vegliato anelante!
Come a lungo infelice lottai!
Quante volte dal cielo implorai
La pietà che tu chiedi da me!
Ma per questo ho potuto un istante,
Infelice, non viver di te?
AMELIA.
Deh, soccorri tu, cielo, all'ambascia
Di chi sta tra l'infamia e la morte:
Tu pietoso rischiara le porte
Di salvezza all'errante mio pie'.
A Riccardo.
E tu va': ch'io non t'oda; mi lascia:
Son di lui, che il suo sangue ti die'.
RICCARDO.
La mia vita ... l'universo,
Per un detto ...
AMELIA.
Ciel pietoso!
RICCARDO.
Di' che m'ami ...
AMELIA.
Va', Riccardo!
RICCARDO.
Un sol detto ...
AMELIA.
Ebben, sì, t'amo ...
RICCARDO.
M'ami, Amelia!
AMELIA.
Ma tu, nobile,
Me difendi dal mio cor!
RICCARDO fuor di sé.
M'ami, m'ami! ... oh, sia distrutto
Il rimorso, l'amicizia
Nel mio seno: estinto tutto,
Tutto sia fuorché l'amor!
Oh, qual soave brivido
L'acceso petto irrora!
Ah, ch'io t'ascolti ancora
Rispondermi così!
Astro di queste tenebre
A cui consacro il core,
Irradiami d'amore
E più non sorga il dì!
AMELIA.
Ah, sul funereo letto
Ov'io sognavo spegnerlo,
Gigante torna in petto
L'amor che mi ferì!
Ché non m'è dato in seno
A lui versar quest'anima?
O nella morte almeno
Addormentarmi qui?
La luna illumina sempre più.
Ahimè!
In ascolto.
S'appressa alcun!
RICCARDO.
Chi giunge in questo
Soggiorno della morte? ...
Fatti pochi passi.
Ah, non m'inganno!
Si vede Renato.
Renato!
AMELIA abbassando il velo atterrita.
Il mio consorte!
Scena terza
Riccardo, Amelia e Renato.
RICCARDO incontrandolo.
Tu qui!
RENATO.
Per salvarti da lor, che celati
Lassù, t'hanno in mira.
RICCARDO.
Chi son?
RENATO.
Congiurati.
AMELIA.
O ciel!
RENATO.
Trasvolai nel manto serrato,
Così che m'han preso per un dell'agguato,
E intesi taluno proromper: L'ho visto:
È il Conte: un'ignota beltade è con esso.
Poi altri qui...