La marchesa Lucinda (Soprano)
Il cavaliere Armidoro (Soprano)
Cecchina (giardiniera) (Soprano)
Sandrina (contadina) (Soprano)
Paoluccia (cameriera) (Mezzo Soprano)
Il marchese della Conchiglia (Tenore)
Tagliaferro (corazziere tedesco) (Baritono)
Mengotto (contadino) (Basso Comico)
L'azione si finge nel feudo del marchese della Conchiglia.
Scena prima
Giardino delizioso adorno di vari fiori, con veduta del palazzo del Marchese.
CECCHINA sola.
Che piacer, che bel diletto
È il vedere in sul mattino
Colla rosa il gelsomino
In bellezza gareggiar!
E potere all'erbe e ai fiori
Dir: Son io, coi freschi umori,
Che vi vengo ad inaffiar.
Ah, non potea la sorte,
In mezzo al caso mio duro e funesto,
Esercizio miglior darmi di questo.
Povera sventurata!
Non so da chi son nata:
Questo è il triste pensier che mi tormenta.
Pur, tra le piante e i fiori
Trovo il solo piacer che mi contenta.
Godo colle mie mani
un germoglio troncar dall'arboscello,
E mirarlo cresciuto arbor novello.
Godo io stessa innestar sul prun selvaggio,
In dolce primavera,
Or le pesche succose ed or le pera.
Scena seconda
Mengotto e detta.
MENGOTTO.
Oh, Cecchina, buon giorno.
CECCHINA.
Mengotto, ti saluto.
MENGOTTO.
Eccomi: ad aiutarti io son venuto.
CECCHINA.
Tardi venisti, affè.
Ho inaffiato da me quanti tu vedi,
Nei bei recinti erbosi,
Opra delle mie man, fiori odorosi.
MENGOTTO.
Manca nel tuo giardino,
Manca, Cecchina bella, il più bel fiore.
CECCHINA.
Qual'è il fior che vi manca?
MENGOTTO.
Il fior d'amore.
CECCHINA.
Non so che cosa sia.
MENGOTTO.
Cara Cecchina mia,
Senti che fiore è questo, e dimmi poi
Se in beltà, se in piacer sorpassa i tuoi.
Quel che d'amore
Si chiama il fiore.
È d'un bel core
La fedeltà.
D'un'alma fida,
D'un core onesto,
Più bell'innesto
No, non si dà.
CECCHINA.
Eh, Mengotto, Mengotto,
Di questo fior sì bello
Che il tuo labbro e il tuo cor vanta così,
Intesi a dir questa canzone un dì.
Ogni amatore
Nel proprio core
Il fior d'amore
Vantando va.
Ma dove nasca
La bella pianta
Che il labbro vanta,
Nessuno il sa.
MENGOTTO.
Posso farti vedere
Che la pianta felice
Di Mengotto nel seno ha la radice.
Sì, ti sarò fedele, fedelone:
Bastami solo un po' di compassione.
CECCHINA.
Compassione da me ne avrai da vendere,
Ma di più non so dar: più non pretendere.
MENGOTTO.
Niente, niente d'amor?
CECCHINA.
Sì: se ti basta
Quell'amor con cui s'amano
I fratelli, gli amici,
Nell'innocente amor c'entri anche tu,
Come amico e fratello, e niente più.
MENGOTTO.
Ah, Cecchina, al mio foco
Fratellanza, amicizia, è troppo poco.
Ma piuttosto che niente,
Amami da parente: un dì, chi sa?
Parentela fra noi cangiar potrà.
Non comoda all'amante
L'affetto di parente,
Però meglio è che niente:
Mi voglio contentar.
Se mi ami da fratello,
Un dì, visetto bello,
Potrà la sorellina
Sposina diventar.
Parte.
Scena terza
Cecchina, poi il Marchese.
CECCHINA.
Per dir la verità,
Sento qualche pietà per lui nel core;
Ma mi fa ingrata un mio segreto amore.
Non ardisco di dirlo,
Mai nessuno il saprà ...
Oh Ciel! dove m'ascondo? Eccolo qua.
IL MARCHESE.
Brava, sei di buon'ora
Questa mane venuta al tuo mestiere.
CECCHINA.
Signor, fo il mio dovere.
IL MARCHESE.
Ma non voglio
Che così ti affatichi. Altri ci sono,
E villani e villane.
Fatti per queste cose grossolane.
Tu sei una ragazza tenerina.
Tu sei ...
CECCHINA.
Cosa, signor?
IL MARCHESE.
La mia Cecchina!
CECCHINA.
Certo, son cosa vostra;
Se voi mi date il pane,
Comandar mi potete.
IL MARCHESE.
Ben, comando
E voglio e dico, ed obbedir conviene,
Che tu, Cecchina mia ... mi voglia bene.
CECCHINA.
Signor, con sua licenza.
Vuol partire.
IL MARCHESE.
Dove vai?
CECCHINA.
Ancor non inaffiai
Certe piante novelle ...
IL MARCHESE.
Eh! che c'è tempo!
Senti ... ti vo' parlar ... vo' confidarti ...
(Non posso più: voglio scoprirle il core.)
CECCHINA.
(Mi batte il seno ... Ah, non tradirmi, Amore!)
IL MARCHESE.
Tu sei una fanciulla
Che merita un tesoro;
Un amante son io che da te brama
Grata corrispondenza.
Cara, non mi negar ...
CECCHINA.
Con sua licenza.
Parte correndo.
Scena quarta
Il Marchese...