Scena I.
Campagna, dove scorre il fiume Arasse.
Radamisto e Zenobia.
ZENOBIA.
Sposo vien meno il piè; manca la Lena:
In sì romita parte
Lascia posar le stanche membra afflitte.
RADAMISTO.
Dolce mio ben, quì siedi.
ZENOBIA.
Eccho ch' io poso.
RADAMISTO.
Io mirerò d'intorno
S' alcun pur sia fra questi luoghi ascoso.
ZENOBIA.
Quando mai spietata sorte
Fine avrà tanto penar ––
RADAMISTO.
Oh crudo Ciel! già veggo
Colà sull' alto colle,
Gente che qui ci scopre.
ZENOBIA.
Ah! ch' è pur vero, oh, Dio!
Sposo che far dobbiamo?
RADAMISTO.
Non so –
ZENOBIA.
Perduta dunque, è nostra vita?
RADAMISTO.
Ecco già presso i miei nemici io veggo.
ZENOBIA.
Risoluta, la morte io voglio pria
Che in man gir del Tiranno.
Sveglia su Radamisto
Lo spirto generoso, e quì m' uccidi.
RADAMISTO.
Ah non sia mai.
ZENOBIA.
Che pensi?
RADAMISTO.
Sommi Numi del Cielo
Ispiratemi al cor presto consiglio,
Per cui salvi l'onor, non già la vita.
ZENOBIA.
Che più tardi? ecco il ferro.
RADAMISTO.
Ad un' atto sì fiero
Le potenze del cor, gli spirti, i sensi
E tutt' il sangue mio tremare io sento.
ZENOBIA.
Dunque Zenobia tua
Sarà preda a un Tiranno?
RADAMISTO.
Dura necessità, tu dammi ardire
Tu dammi forza. Ecco ti sveno. [Oh Dio!]
La ferisce leggermente: e gli cade il ferro.
ZENOBIA.
Eh, che sei vile. Io con più forte spirto
Trarrommi al rischio. Ah s'egli è ver che m'ami,
Se la memoria mia,
Se quest' ultime voci
Ti sono a cuor, se brami
Che fra l'ombre la giù trovi riposo;
Vendica la mia morte, e vivi o sposo.
Si getta nel fiume.
Scena II.
Radamisto, e poi Tigrane con soldati.
RADAMISTO.
Ahimè! fermati. Oh, Dio!
Ho perduto il mio bene;
Perdasi ancor la vita.
Ma pria ch' io cada estinto
Parte del vostro sangue offrasi, iniqui
A quell' ombra adorata.
TIGRANE.
Codardi addietro. Onde imparaste mai
Tanti assalire un solo!
RADAMISTO.
Generoso nemico, atto sì grande
Ha di me la vittoria. A te mi rendo.
TIGRANE.
A Polissena
La tua Real Germana,
Penso trarti nascoso.
RADAMISTO.
Il mio sembiante
Noto non è al Tiranno
[Colà potrò svenarlo.]
TIGRANE.
Che pensi? in me d' inganno
Puoi forse ––
RADAMISTO.
Nò, ti sieguo
Ov'il destin mi guida,
E Radamisto in tua virtù s' affida.
Parte Tigrane.
Ombra cara di mia sposa
Deh riposa
E lieta aspetta
La vendetta ch' io farò:
E poi tosto, ove tu stai
Mi vedrai
Venire a volo,
E fedel t' abbraccerò.
Ombra, etc.
Parte.
Scena III.
Zenobia condetta dalle guardie di Tigrane che l' hanno tratta fuori dal fiume ov ella s' era gittata.
ZENOBIA.
Oh senza esempio dispietata sorte,
Ancor non sazia de' tormenti miei,
Mi richiami da morte,
E vuoi ch' io veda ancora
Quel mostro d' empietà, prima ch' io mora.
Già che morir non posso;
Furie del cieco abisso
Accompagnatemi nel mio dolor
Meco voi siate unite,
E a tormentar venite.
L' empio Tiranno di questo cor.
Già che, etc.
Scena IV.
Parte del Giardino, con veduta del Palazzo Reale.
Tigrane e Tiridate.
TIGRANE.
Signor –
TIRIDATE.
E che mi rechi?
TIGRANE.
Zenobia è in tuo poter.
TIRIDATE.
Caro Tigrane,
Felicissimo giorno!
Dove la ritrovasti?
TIGRANE.
In riva dell' Arasse, i miei Soldati. ––
TIRIDATE.
Ella fra l'onde!
TIGRANE.
E al braccio
Lievamente ferita.
TIRIDATE.
Oh Ciel qual' empio
Cotanto osò?
TIGRANE.
Fu Radamisto istesso.
Scena V.
Zenobia e Tiridate.
ZENOBIA.
Eccomi a te davante; ecco la spoglia
Del tuo fiero trionfo; ed ecco insieme
La tua maggior nemica.
TIRIDATE.
Zenobia, il mio trionfo
Le mie spoglie più care
Negli occhj tuoi le serbi.
ZENOBIA.
Negli occhj miei pianto sol vedi e lutto.
TIRIDATE.
Tu non perdesti 'l Regno
Che ti rimane; e a quello
Unito dell Armenia è il vasto impero.
ZENOBIA.
Ove non è il mio sposo
Non son Regina, e più regnar non posso.
TIRIDATE.
[Inasprirla non voglio.]
Il tuo bene, il mio Amore
Plù maturo consiglio a te daranno.
ZENOBIA.
In darno ––
TIRIDATE.
Or più non t' odo;
...